lunedì 26 gennaio 2009

Planeta Deagostini esce allo scoperto....

Planeta ascolta le lamentele: finalmente a fine Gennaio e dopo mesi, ecco un accenno del nuovo piano editoriale, con le proposte del 2009, sul sito http://www.planetadeagostinicomics.it/
Nessuna enorme novità, ma nemmeno i drastici tagli che si vociferavano non ufficialmente tra i lettori: qualche testata D.C. finisce il proprio corso anzitempo, altre invece continuano o ricominciano da zero, senza escludere diversi nuovi esordi e tanti volumi da fumetteria in cantiere. Insomma, carne al fuoco dovrebbe essercene....non disperiamo!
La notizia più interessante, comunque, mi è parsa quella di pubblicare "Batman R.I.P." non serializzato, ma in un unico volume, durante il secondo semestre del 2009. La notizia più negativa è, invece, quella che a mio avviso è la prematura conclusione de "Le Leggende di Batman", con il numero 14. Purtroppo questa serie, oltre a ristampare qualche bella storia già pubblicata da Playpress e poco altro di veramente nuovo, non ha avuto nemmeno il tempo di prendere il volo. Peccato chiuderla, molto; specie se si ricordano le premesse con le quali era partita circa un anno e mezzo fa.

venerdì 23 gennaio 2009

Che fine hanno fatto atto tre: Ron Lim

In questo caso, che vi piaccia o no, parliamo delle sorti di un grande disegnatore; certamente in fase calante in quanto a prestigio degli incarichi, ma imprescindibilmente Ron Lim, con la sua lunga e densa carriera, merita un posto di tutto rispetto nel regno dei comics. Classe 1965, ebbe il suo primo incarico ufficiale più di venti anni fa, quando gli furono affidate le matite della serie "Ex Mutants" della Eternity, poi quasi esclusivamente lavori di assoluto rilievo in Marvel Comics, dal 1988 sino alla fine degli anni novanta. Le illustrazioni per cui viene ricordato sono moltissime, certamente però, un posto in primo piano merita la sua lunghissima collaborazione alla testata "Silver Surfer" (Italia in gran parte reperibile su vecchi albi Playpress), che lo impegnò per ben sei anni, precisamente dal 1988 al 1994. Analogamente a diversi disegnatori dello scorso decennio, lo stile di Lim era molto cartoonesco, con una notevole inclinazione verso il design orientale: "semplice nell'impostazione, ma molto dinamico, in qualche modo ispirato all'organizzazione della pagina tipica dei manga". Una certa geometria nella realizzazione dei corpi e dei volti (assolutamente personali erano i visi dei suoi personaggi, "mascelloni" e con la bocca trapezoidale) faceva inoltre in modo che le spigolosità convivessero, talvolta prevalendo, sulle linee tonde. Per quel che riguarda la resa degli sfondi non ci sono particolari menzioni; essa era semplice ed assolutamente in secondo piano rispetto al design dei characters od alla risultanza grafica delle loro azioni. In ultimo, assai evidente e non di rado preponderante, era la realizzazione della muscolatura. Ripeto, che piacca o meno, questo modo di disegnare ha fatto comunque, da un lato Ron Lim un penciler senza assoluti picchi d'eccellenza, dall'altro un artista flessibile, stabile e regolare, in grado di accettare qualsiasi tipo di proposta senza il timore di risultarvi inadeguato. Insomma, una garanzia, per tanti motivi. Proprio quest'ultima caratteristica è stata la ragione per cui la Marvel, specialmente sino alla metà degli anni '90, gli affidò le matite di molte sue testate storiche o di grido. Infatti, se per la maggior parte dei disegnatori il problema maggiore erano le scadenze, su Ron ci si poteva assolutamente contare, in quanto era velocissimo nel completare le sue tavole e, quindi, perfettamente in grado di reggere il lavoro di due e spesso anche tre testate al mese. Inoltre se, per ritardi altrui, c'era da disegnare un numero di riempimento su qualche altra serie a lui non assegnata, non di rado trovava pure il tempo per i "fill-in"! Oltre alla lunga esperienza in "Silver Surfer", è stato il disegnatore di tantissime altre serie regolari e, meritevolmente, citiamo i suoi cicli in: "Captain America" (1990/1991), "X-Men 2099" (1993-1995, in cui si occupò anche della creazione grafica dei personaggi), "Spider-Man Unlimited" (1993/1994). C'è poi il suo apporto per le miniserie dell'Infinito ideate da Jim Starlin (di cui Lim è un grande fan, specialmente per la gestione che lo scrittore ebbe dei personaggi di Adam Warlock e Capitan Marvel), ovvero "Infinity Gauntlet" (in cui subentrò, prima della conclusione, a George Perez); "Infinity War" ed "Infinity Crusade". Queste miniserie sono state tradotte in Italia su "Zona M" della Playpress ed, in seguito, su "Marvel Comics Presenta" della Marvel Italia, orientativamente tra il 1993 ed 1997. Questa sua affinità particolare per le saghe cosmiche di Starlin, gli assicurarono poi anche le matite delle miniserie dedicate al personaggio di Thanos. Alla fine degli anni '90, precisamente nel 1997, Ron Lim approda presso la Archie Comics e disegna, per una parentesi, la serie regolare di "Sonic il porcospino", tuttavia, a differenza di molti suoi colleghi, non rimase particolarmente appagato dall'esperienza. Sapendo notevolmente affinare il suo stile in base alle tendenze moderne, grazie anche alle nuove tecniche di colorazione, torna pertanto quasi subito al mondo dei supereroi, ed inaugura il nuovo millennio svolgendo incarichi vari, ma di non primissimo piano, tra Marvel, DC e l'indipendente Future Comics. Ultimi suoi progetti, in pienissima forma, sono stati "Iron Man-Legacy of Doom" (su testi del grande David Michelinie), "Avengers Next" e "Fantastic Five" (su testi di Tom De Falco) per la Marvel; mentre per la DC disegna, a partire dall'estate 2008, la mini "Rann/Thanagar, Holy War".

giovedì 22 gennaio 2009

La Planeta non va......

Diamo a Cesare ciò che è di Cesare, per merito del gruppo editoriale Planeta Deagostini, da qualche anno i fumetti della casa concorrente alla Marvel sono potuti tornare in edicola e già questo basterebbe per dire un gran bel grazie, a priori. Non è però un grazie incondizionato, il lettore è una persona esigente, merita delle spiegazioni e, soprattutto, si aspetta molto da chi si presenta ai suoi occhi non con un grande, ma con un grandissimo potenziale. E giungiamo ora, ahimè, alle note dolenti, tutte da imputare agli ultimi 6-7 mesi di gestione. Ma è meglio essere ancora più chiari: "La Planeta Deagostini, unico e solo marchio con cui in Italia ed in Spagna vengono pubblicati i fumetti della D.C. Comics, da qualche mese non riesce più ad essere competitiva, rischiando di scontentare molti suoi affezionati lettori". Visto l'ottimo periodo creativo della divisione a fumetti della Warner Bros., non possiamo imputarne le cause ad una crisi qualitativa degli albi, bensi mi concentrerei un attimo sulla loro recente gestione editoriale all'interno del mercato italiano. Punto primo, la cadenza delle uscite. Che io ricordi, difficilmente un albo D.C., almeno per quello che riguarda le edizioni italiane, è mai uscito con regolarità in edicola. Dejavù? Probabilmente si, ma non è di certo un'attenuante, specialmente se rapportata al parco testate di Panini Comics e Marvel Italia, che da anni, almeno in questo senso, non ha lacune di sorta. Ma torniamo agli albi D.C. ed alla loro periodicità. Nei primi anni '90 con la "Glenàt Italia" , azzeccare il giorno d'uscita di "Batman: Nuove e Vecchie Superstorie" era come dare i numeri al lotto e, dopo il 1994, su questa falsa riga non ci misero molto ad allinearsi anche i neo concessionari della "Playpress", sebbene avessero improntato la loro politica editoriale all'insegna della rottura con le cattive gestioni del passato. Circa tre anni fa, dopo la fine della gestione "Playpress" e l'entrata sul mercato in pompa magna della "Planeta Deagostini", sembrava che finalmente le cose stessero per prendere una nuova piega. Era appena il 2006 e, dopo anni di sola fumetteria, le edicole iniziarono ad essere nuovamente invase da tanti albi D.C., con serie anche di non altissimo profilo. Certo, i prezzi erano mediamente meno competitivi rispetto alla concorrenza, anche rapportando il costo ,all'inferiore numero di pagine con cui erano composti gli albetti Planeta; tuttavia, almeno in quanto a regolarità, sembrava che le cose stessero per giungere, in positivo, ad una svolta. Parlo al passato, purtroppo. Perchè ad oggi, tolto l'eccellente omnibus di Batman in allegato a Panorama, "Planeta Deagostini" sta arrancando. Si dice che il motivo di questo appannamento siano le ristrutturazioni della linea e dell'apparato editoriale, ma in sostanza, si sta creando una grande confusione e basta. Dall'estate molte serie si sono fermate e quelle famose, tipo "Batman", hanno rallentato di moltissimo la loro mensilità, facendosi superare in quanto a numerazione da "Superman", che invece sembra procedere meglio nella sua marcia. Passiamo poi ad un'altro piccolo, grande problema: "Contdown a Crisi Finale", serie molto promossa la scorsa Primavera e poi ferma da mesi al numero 4, inspegabilmente. Ultima citazione, il grande nodo "Batman Classic": doveva uscire a Settembre e per quel mese era stato pubblicizzato, invece in fumetteria ancora non se ne vede traccia. Spiegazione: difficoltà nel reperire materiale originale. Ma allora perchè pubblicizzarlo? Non conveniva concentrarsi almeno su una corretta periodicità delle testate esistenti, anzichè pubblicizzare a vuoto? In più, nella Checklist sulle uscite, messa all'interno degli albi, non ci si capisce nulla (è in una lingua a metà tra l'italiano e lo spagnolo e vengono citate testate che in Italia non escono!), quindi inutile cercare punti di orientamento e/o spiegazioni, per così dire, ufficiali. Il sito internet, dal suo, è completamente vuoto e non aggiornato da mesi. Si dice che questa situazione terminerà a breve e che diverse serie ripartiranno nel 2009 dal numero uno......per l'ennesima volta! La fonte ufficiale, in questo caso, viene dall'ambiente delle fumetterie, quindi altro canale "ufficioso". Ce la faranno mai in Planeta a far proseguire una numerazione oltre il 20? Di certo, c'è un grosso problema di comunicazione, (almeno una spiegazione sul sito si poteva inserire) oltre che risanamenti editoriali mal annunciati e (visto il brusco congelamento di neo-nate uscite ed errate pubblicità di mai-nate testate) anche mal pianificati. Vedremo se quest'anno è quello buono.....sennò, veramente, si perde anche il gusto (nostro), oltre che la faccia (loro).

mercoledì 21 gennaio 2009

Che fine hanno fatto, atto due: Steven Butler


Anche in questo caso i Marvel fan degli anni novanta non dovrebbero cader impreparati. Siamo agli inizi della saga del clone e, dopo il tormentato abbandono di Alex Saviuk, nell'Ottobre 1994 sulla testata "Web of Spider-Man" (WOSM), arriva un certo Steven Butler. Chi era e, soprattutto, che fine ha fatto, visto che la sua permanenza in Marvel fu tutt'altro che lunga? Proviamo a metter un pò di luce, partendo dall'inizio. Giovane penciler dalle grandi potenzialità, Butler era approdato alla casa delle idee nel 1991, conoscendo un minimo di notorietà l'anno seguente, grazie alla serie omonima, basata sulle avventure della celebre sexy-mercenaria "Silver Sable". Sebbene gli incarichi di rilievo non abbondarono per tutto il 1993, c'è anche da considerare che, quando la Marvel gli affidò la sua terza testata dedicata all'Uomo Ragno, questi non era del tutto impreparato nei confronti del personaggio: si era cimentato con Spidey già nel 1991, proprio sostituendo, per un numero, il titolare Alex Saviux, in WOSM n.81. Ulteriori conferme di maturazione grafica gli vennero poi dall'annual 1994 di "The Amazing Spider-Man", in cui l'arrampicamuri se la vedeva contro Carnage, esattamente un anno dopo la conclusione del crossover "Maximum Carnage". Insomma, per la Marvel, Butler era l'uomo adatto per il nuovo corso di WOSM, che durò esattamente un anno, precisamente dal numero 117 al numero 129. La sua versione dell'Uomo Ragno fu tutt'altro che classicheggiante come quella di Saviuk, anzi, come Bagley su "The Amazing Spider-Man", egli seppe ben dosare dinamismo e modernità, attraverso uno stile pulito e curvilineo, ma decisamente più cartoonesco, con meno impatto drammatico. Riducendo i paragoni, potrei definire lo Spidey di Butler come un mix, tra la tipica impostazione delle tavole di Bagley ed, appunto, un aspetto più spensieratemte "cartoon", specie nei volti dei personaggi, proprio, ad esempio, di un Erik Larsen prima maniera. Purtroppo, l'essere a metà, a volte non ti rende nè carne nè pesce; finendo per suscitare un certo retrogusto di inadeguatezza. "La saga del Clone" rappresentò senz'altro un deterrente all'ascesa di Butler, poichè introdusse, per ragioni di cross-over, un tono maggiormente drammatico e nevrotico nello storytelling: d'altronde doveva, nei piani, sconvolgere la vita del personaggio-Peter Parker! In questo tipo di storie, però, andava benissimo lo "Spectacular Spider-Man" di Sal Buscema (a quel tempo ultra valorizzato, dalle chine oscure e nervose di Bill Sienkiewicz); nonchè la new-entry dell'epoca: John Romita Junior. E Butler? Beh Butler comunque seppe distinguersi, specie nella resa della muscolatura, mai sproporzionata, e nell'ottima cura che dedicava alla realizzazione grafica dei costumi. In questo, il tratto della tela sulle vestigia di Spider-Man era assai pulito ed ordinato (merito pure delle chine di Randy Emberlin), perfettamente coerente con le sinuosità, peculiari del suo stile.
Limitarsi a questo sarebbe, tuttavia, ingeneroso; infatti c'è da aggiungere che il disegnatore di WOSM si destreggiò più che bene anche disegnando i nuovi personaggi comprimari come "Judas Traveller", "Lo Sciacallo", il "Ragno Rosso", e "Kaine" (di quest'ultimo fu anche il creatore, in collaborazione con Kavanagh); un pò meno efficace, a mio parere, risultò essere nella realizzazione di "Venom".Giunti prossimi alla conclusione; potendone giudicare la parabola, dico subito che lo stile di Butler a me, tutto sommato, piacque; ma ammetto pure, da un lato i suoi limiti, dall'altro il fatto che egli ebbe numerosi detrattori, tra cui il grande Max Brighel, curatore delle testate ragnesche in Italia (rispondendo ad un lettore che, anni dopo l'abbandono, chiedeva lumi sulla sorte di Butler, egli espose che, in certo senso, era lieto che non disegnasse più avventure dell'Uomo Ragno!). Finita la parentesi su WOSM, i suoi impegni in Marvel diminuiscono drasticamente. Lo ritroviamo nel 1996 come di disegnatore del n.12 di "Spider-Man Unlimited" e poi, nel 1997, alle illustrazioni di uno spinn-off dedicato alla serie di cartoni animati dell'Uomo Ragno. Da quel momento in poi terminano i suoi lavori con il genere supereroico e si apre un nuovo inizio presso l'industria dei fumetti per bambini, specialmente nelle storie di "Sonic", il porcospino blu della Sega, nato da una fortunata serie di videogiochi. Butler attualmente realizza anche fumetti a sfondo religioso-cristiano.Vi lascio a qualche immagine, per rinfrescare la memoria. Ci saranno almeno tre copertine tratte da "Web of Spider-Man", nonchè la cover dell'annual 1994 di "The Amazing Spider-Man". Nota: la copertina che vedete qui in basso, sdoppiata rispetto alle altre, fu una delle rarissime, ad esser trasposta in Italia con una versione limitata in "holocover", nella fattispecie nella testata, ora cessata da anni, "L'Uomo Ragno deluxe" (numero 12, Aprile 1996).











venerdì 16 gennaio 2009

Che fine hanno fatto, atto uno: Tom Lyle

In questo caso parliamo di disegnatori, che qualche anno fa erano sulla cresta dell'onda del genere supereoistico e che adesso, diciamo, sono un pochino più defilati. Iniziamo con Tom Lyle, chi di voi non se ne ricorda? Io ebbi un suo Spider-Man, sia su una maglietta acquistata in Inghilterra nel 1994, sia su un calendario dell'anno 1996, monopagina, regalato dalla Marvel Italia, alla fine del 1995. Quanti ricordi.....ma quelli che leggono le avventure de "L'Uomo Ragno" ( o "Spider-Man", prima o poi bisognerà abituarsi...) da meno di 13 anni, sono pienamente giustificati! Ricordo che il buon Tom, classe 1953, il cui stile era piuttosto personale e, forse, all'inizio anche un pò indigesto, ebbe il prestigioso incarico di disegnare la testata "Spider-Man", su testi di Howard Mackie, iniziandone un ciclo poco dopo la fine di quello di Erik Larsen (a sua volta erede di quello fondatore di McFarlane). Eredità pesante? Un bel pò.....comunque alla lunga il buon Lyle seppe abituarci alle sue tavole molto poco barocche o filiformi, eppur di una semplicità spigolosa, efficace e dinamica, quasi a metà tra lo stile all'epoca espresso da Bagley su Amazing e quello tipico di Sal Buscema su Spectacular, tanto è che, con lui, la testata "Spider-Man" affrontò in piena salute le importanti saghe "Maximum Carnage" e, soprattutto, l'inizio de "La saga del Clone". Proprio nel bel mezzo di quest'ultima, passò il testimone a John Romita Junior, la cui grandezza inestimabile probabilmente ha reso poco onore all'onesto operato, svolto da Lyle. Altro punto a suo sfavore fu il giudizio che, a ragione, con il senno di poi, fu dato su quell'epoca narrativa: seppure non fu colpa sua di certo, "Maximum Carnage" non passerà alla storia come capolavoro di contenuti e la "Saga del Clone", a tutti gli effetti, rappresentò uno dei più grossi pasticci editoriali nella storia del personaggio rossoblù. Ad ogni modo, seppur compreso tra due fuochi, molti sono stati i personaggi della continuity ragnesca dei primi anni '90, ad esser passati sotto il ciclo di Tom Lyle, facciamo solo qualche esempio: Il Ragno Rosso, Demogoblin, Kaine, The Grim Hunter (primo erede, poi morto anche lui, di Kraven), Venom, Carnage e via dicendo..............
Riassumendo la sua parabola migliore, direi che attraversa tranqullamente il triennio 1993/1995; con collaborazioni via, via calanti, in quanto a prestigio (The Punisher vol.3 e Warlock, soprattutto). Facendo un passo indietro, per dovere di cronaca, segnalo che la sua collaborazione in Marvel era iniziata nel 1991/92 , disegnando "The Comet" su testi di Mark Waid. Altri scrittori con cui collaborò precedentemente, ma in D.C., furono Roger Stern e Chuck Dixon, con cui realizzò dei volumi dedicati al personaggio di Robin. Insomma, anche prima di raccogliere il testimone su "Spider-Man", le collaborazioni di Lyle ne facevano un penciler dal curriculum tutto rispetto. Facendo infine il punto sulla sua carriera ad oggi non del tutto cessata; beh, seppur pubblicazioni con i suoi disegni siano ridotte all'osso (un'ottima versione di Spidey la ritroviamo nella recente variant cover di "Ultimate Spider-Man n. 100"), il fumetto ancora accoglie Lyle nella sua sfera d'interesse, specialmente a livello didattico: attualmente la sua principale occupazione è quella di insegnante di disegno sequenziale al "Savannah College of Art and Design".

Ecco a voi......"RULK"!!!!


E' una gran bella sorpresa di Jeph Loeb, sul serio. Dopo una medio-discreta storyline come quella di Pak e l'altrettanto discreta "World War Hulk", un cambio di rotta per la testata del golia verde doveva esserci, ma non mi aspettavo in questo modo e con questa verve. Anzichè essere l'ennesima variante del gigante di giada, oppure una trovata quasi simpatica come "l'Incredible Hercules" (che molti elogiano ed alcuni, me compreso, criticano), l'Hulk rosso, apparso in Devil & Hulk 145 è qualcosa di più. Innanzitutto non è Bruce Banner, saldamente rinchiuso in nel suo quadrilatero d'adamantio ormai dalla fine di World War Hulk, in secondo luogo è assolutamente un gran personaggio, che già immagino come nemesi perfetta dell'Hulk classico, per questo ultimo scorcio di decennio. Jeph Loeb si è confermato ancora una volta un gran tessitore di trame ed al suo fianco McGuinnes, che non avevo appieno ammirato su Superman, pare essere nato per disegnare grandi e devastanti colossi dalla pelle colorata! In Devil & Hulk 145 c'è anche una storia disegnata dal grandissimo Artie Adams, quindi non si bada certo a spese sui team creativi, un vero spettacolo.
Ecco, in sostanza le prerogative dell'Hulk rosso, già ribattezzato Rulk:
-Identità sconosciuta (Loeb promette di lasciare indizi sparsi per i primi 5 numeri della serie, poi sul sesto la rivelerà)
-Uso della parola unito ad una mente estremamente lucida e scaltra
-Forza straordinaria e capacità di aumentare la temperatura corporea in base alla rabbia
-Violenza inaudita e, soprattutto, omicida (nel primo numero fa secco facilmente "Abominio" e decapita un "Wendingo")
-Devastante e letale uso delle armi (ha in dotazione una specie di cannone a mano)
Quest'ultima caratteristica è forse una delle più originali e meriterebbe maggior considerezione, ma forse è meglio non bruciare le tappe e lasciare che la saga si sviluppi appieno nei prossimi mesi. Chiaramente, analogamente alla succitata, gran parte delle domande che vengono spontanee su questo nuovo personaggio non troveranno risposta immediata, anche se sulla sua identità mi vengono già alcuni sospetti, precisamente due, che tuttavia già so che saranno da cestinare:
1) Prima di terminare la lettura del primo numero, il più ovvio candidato mi sembrava il buon vecchio Rick Jones, eterno sfigato del Marvel Universe, ma poi l'ho quesi subito scartato, seppur nella storia compare solo, stralunato, a petto nudo e con in dosso solo dei pantaloni sgualciti. Loeb ha lasciato lontanamente intendere che Jones, si, ha un segreto, ma probabilmente non è quello che pensiamo.
2) Dopo la lettura, ad un primo ripasso, ho poi optato per un fin troppo iracondo Doc Samson, anche lui membro del club dei gammati; tuttavia ho dubbi seri sulla sua obiquità. Lo troviamo all'inizio dalla parte dei buoni, assieme a She Hulk ed all'FBI, sulle tracce di Rulk........quando il rossone doveva essere in teoria assai lontano da loro. Come spiegare poi sue eventuali assenze, vista la gente di cui è quotidiamente circondato? Probabilmente Loeb sta giocando con l'attenzione del lettore, e ci sa fare!
Se avete qualche sospetto.....fatevi sotto!
Ad ogni modo Devil & Hulk 145, ora rossa in tutti e due i sensi, è decisamente la testata più appetibile del mese...

venerdì 9 gennaio 2009

Quando c'entra pure il Presidente.....

YES, WE CAN.....si possiamo....anche farci un bel fumettone, direbbero quelli della Marvel.
L'attualità non è estranea al mondo delle nuvole parlanti....vabbè lasciamo perdere queste frasi fatte, basta guardare l'immagine. Tra qualche mese non vi dirà più nulla e, temo, che sarà così anche quando arriverà ad essere pubblicata in Italia, visto che, seppur leggero, il nostro gap dalla produzione U.S.A. ce lo teniamo sempre. Ad ogni modo sappiate che "The Amazing Spider-Man 583" è in uscita con una variant cover, ed eccovela qua, ovviamente assieme a qualche succosa vignettina. L'albo sarà commercializzato negli Stati Uniti il 14 Gennaio e conterrà una divertente storia in cui si scoprirà che, nel giorno del giuramento del Presidente alla Casa Bianca, ci sono due Obama identici e starà Spidey il compito di entrare in azione per svelarne l'arcano. Non dico altro a parte che c'entrerà una partita di basket e poi pensateci bene....chi, tra tutti i nemici del Ragno, è in grado di prendere aspetto, fattezze e persino il posto di qualsiasi altro personaggio? Dai, ho detto pure troppo....ora è facile!
Autori: Wells, Nauck, D'Armata. (Cliccare per ingrandire le immagini)
Ultima curiosità, traducendo, nella vignetta della copertina Spidey, mentre scatta la foto, dice al Presidente U.S.A.: "Visto che tu sei nella mia copertina, posso mettere la mia faccia sulle banconote da un dollaro?"
Chissà che ne pensa il vero Obama, visto che nella recente campagna elettorale, poi vinta abbastanza agevolmente, si è dichiarato un grandissimo lettore di fumetti......

giovedì 8 gennaio 2009

Mi raccomando....

Ricordo sempre a tutti i ragno-affezionati, anche al di fuori del fumetto, di visitare il sito http://www.uomoragno.org/ che, non solo è il miglior sito a tema per tutti i fans italiani, ma rappresenta assolutamente il massimo sia per chiarezza che per completezza sul mondo del caro, amichevole arrampicamuri di quartiere. E non è tutto, da quanto mi scrive Paolo, Deus ex Machina del sito, il 2009 ha in serbo moltissime novità per uomoragno.org.......tenetevi sintonizzati.

Dipende dai punti di......pressione...

Nessuno, anche al di fuori del circuito fumettistico, può con certezza affermare di non aver mai sentito parlare di "Kenshiro", o meglio di "Ken il Guerriero" (anche conosciuto con le denominazioni di "Hokutonoken" e "Fist of the Northstar"). Questa serie infatti esula dall'originario circuito fumettistico e mangaka: nata infatti in Giappone su carta, è divenuta presto fenomeno di più ampia portata, entrando radicatamente come fenomeno culturale nelle menti di quelli della mia generazione e non solo. In Italia abbiamo imparato a conoscerne (qualcuno anche a memoria...) le gesta in tv, dall'omonima serie televisiva, a partire dalla metà degli anni ottanta. In seguito arrivò anche l'originario fumetto di Buron Son e Tetsuo Hara, pubblicato prima dalla "Granata Press", in seguito riproposto, circa un decennio fa, dalla "Star Comics". Stranamente però, non fu mai diffusa nei normali circuiti commerciali, alcuna action figure, probabilmente per l'alto contenuto di violenza della serie, cosa che ne portò sempre la trasmissione televisiva al di fuori delle reti a diffusione nazionale, a vantaggio delle piccole emittenti che, via-via se ne acquisivano i diritti. Ad esempio, personalmente conobbi e seguì molte piccole reti televisive solo per il fatto che nel loro palinstesto davano gli episodi di "Ken il Guerriero", mica per altro e, come me, di certo fecero in molti altri. Bene o male, per una piccola rete, alzare gli ascolti poteva dire molto! Sulla violenza propriamente detta c'è da aggiungere che una più o meno originaria censura già c'era, poichè i giapponesi scelsero di non usare il rosso per denotare il sangue, bensì il giallo fosforescente nel contesto d'inquadrature sfocate o tricolori. Anche così però lo spettacolo non ci perdeva ed i colpi erano assolutamente entusioasmanti: la pressione degli "tsubo" (o punti di pressione) praticata dai membri della "Scuola di Hokuto" (come lo stesso Ken, che ne era il legittimo successore..) portavano nel corpo dei nemici una serie di reazioni interne, sino all'esplosione totale dell'organismo nel giro di pochi secondi (Frasi celebri: "Hai tre secondi di vita!" oppure "Sei già morto ma ancora non lo sai..."). Vi erano poi altre scuole: quella di "Nanto" (in cui gli avversari venivano letteralmente affettati dopo esser passati all'interno di movimenti leggiadri ed armonici, eseguiti con gli arti superiori o con le gambe da parte dei guerrieri di tale arte) e, nella seconda serie, quella "Imperiale di Gento" -o "Cento"-( in cui il corpo dei nemici era disintegrato dall'esterno) e quella di "Hokuto Gemmy" (una versione più diabolica della scuola di Hokuto). Come già detto niente modellismo nei normali circuiti per la serie di Kenshiro, tuttavia in Giappone la produzione di action figures e merchandising è notevole. Pertanto è possibile collezionarne anche da noi, a patto che si acquisti o via internet od in negozi specializzati, tramite servizio d'importazione. Nelle foto ci sono i guerrieri di cui dispongo, appartenenti alle serie 19XX e 20XX della Kayodoo (foto 1 e foto 2), ossia delle bellissime action figures, più fedeli al fumetto che alla serie tv; nonchè molte riproduzioni in resina dipinte e rifinite mirabilmente a mano dal mio amico Gabriele Faralli (foto 3). Enjoy!!!!!!

mercoledì 7 gennaio 2009

Per il potere di Grayskull.....

Se si parla di pupazzotti anni '80, non si può però prescindere dai "Masters of the Universe", in gergo detti MOTU. Furono una linea di giocattoli della Mattel, risalente al 1981 e, come raramente accadeva all'epoca, venne "spinta" creando attorno ad essa, non solo un vasto universo di comprimari, ma persino una serie televisiva realizzata dalla Filmation che, in Italia, arrivò attorno alla metà degli anni '80 col nome di "He-Man ed i dominatori dell'Universo". Pertanto la serie televisiva fu ispirata dai giocattoli e non viceversa e questo spiega alcune piccolissime discrepanze tra i personaggi giocabili e le loro controparti su schermo (i bracciali uguali in entrambi i polsi, i bottoni sulle cinture, i baffi di Dankan alias Man-at-Arms e via dicendo.....). I Masters erano personaggi molto amati dai bambini, innanzitutto per il loro giusto compromesso tra figura in posa e snodabilità; poi vi erano le centinaia di accessori su cui ogni personaggio poteva contare, dal proprio set di armi agli animali bardati, ai veicoli, alle armature, alle basi. Di quest'ultime ricordo ( e conservo) sopratutto il "Castello di Grayskull" e la "Tana del Serpente"; rispettivamente roccaforti del protagonista He-Man (ed alleati) e del suo antagonista Skeletor. Molteplici anche le varianti per ogni character; abbiamo, per esempio, potuto divertirci con He-Man Battle Armor, He-Man Pugni d'Acciaio, He-Man Pugni Volanti e via dicendo. Poco importava se poi, di fatto, tutti i busti e le gambe provenivano da un unico stampo (iper-palestrato, di fatto cambiavano solo i colori ed, ovviamente le teste), quello ormai era un "marchio di fabbrica!"

In ogni confezione c'era inoltre anche un piccolo fumettino in omaggio, con avventure inedite del personaggio acquistato. Molti di voi, come me, si saranno certamente disfatti di quei libricini, ritenendoli assai marginali rispetto al gioco vero e proprio....ebbene oggi essi sono ricercatissimi, un vero e proprio oggetto di culto per le migliaia di fans dei MOTU, sparse per il globo. Per tutti gli anni ottanta attorno ai Masters si crearono orde di affezionati giocatori, e la serie di giocattoli potè ampliare i suoi orizzonti, generando una produzione parallela, quella cioè dedicata a "She-Ra: Principessa del potere", sorella di He-Man ed anch'essa con la sua folta schiera di alleati e nemici a corredo. Anche She-ra godette dell'omonima serie a cartoni animati targata Filmation, a seguito del prologo, realizzato come vero e proprio lungomentraggio,"Il segreto della Spada" in cui He-Man e She-Ra s'incontrano per la prima volta. Nel 1987 è la volta del film, con attori in carne ed ossa, intitolato ovviamente "Masters of the Universe", con Dolph Lundgren nei panni di He-Man ed una giovanissima Courtney Cox (quella di "Friends") nei panni della pulzella da salvare. Negli anni '90, dopo sfortunati tentativi di rilancio con nuove serie, troppo futuristiche e spaziali, l'interesse dei più verso i Masters terminò, facendo si che essi rimanessero vincolati, come vera e propria icona del periodo, agli anni '80. Nel 2002 vi fu un tentativo di remake, con giocattoli e serie tv, ma di scarso interesse. Per quel che riguarda la mia collezione, riesumando ed arricchendo qualche cimelio d'infanzia, ho ricostruito una piccola ambientazione, ove agli estremi ho messo il "Castello di Grayskull" e "La Tana del Serpente", ed al centro la torre della "Nave Eternia", con ovviamente molti personaggi intorno. Le foto pubblicate possono darvene un'idea!

Uomini in armatura......

Queste sono immagini che, invece qualcuno di voi avrà più che fresche nella memoria. Infatti ecco a voi una serie di modellini che negli anni ottanta fece innamorare moltissimi ragazzi, più o meno grandi, ossia quella dei mitici "Cavalieri dello Zodiaco" o, per i puristi, "Saint Seiya".
Me ne mancano ancora molti, ma in tanti anni ecco quello che, poco a poco sono ruscito a ricostruire. Nella prima foto ecco una schiera di personaggi con armature in metallo, ispirate alla prima serie televisiva; pertanto vedete i cinque cavalieri di bronzo con l'armatura di prima generazione e, sullo sfondo, i dodici cavalieri d'oro disposti a "V". Questa serie fu prodotta dalla Bandai nel 1986 e commercializzata in Italia nel corso del 1989. Tra tutti, ringrazio Andrea Lucarini, innanzitutto per il dono che mi fece dieci anni fa, regalandomi ben 11 dei 12 cavalieri d'oro che vedete; in secondo luogo per la cura con cui li aveva conservati sino ad allora, veramente eccellente...grazie Andrè, come vedi, ancora non sfigurano!! Nella seconda e terza foto invece ci sono i personaggi ispirati alla II serie televisiva, assieme alle recenti novità degli ultimi anni.
La produzione di questi ultimi modelli è variabile e va dal 1988 sino al 2003. Possiamo vedere i cinque cavalieri di bronzo con le armature di seconda generazione (più brutte, ma più fedeli al manga di Kurumada...), assieme a Tisifone, Castalia, Jabu (o Asher) dell'Unicorno. Ci sono anche quattro dei cinque Specter (manca lo Specter del Capricorno) e vari nemici come Papyllon, Radamanthys, Cyclops, Argor (o Perseus) della Medusa, Luxor, Cavallo del Mare, Eris della Lucertola uniti a 3 variant, ossia Crystal/Aquarius, Sirio/Libra, Pegasus/Sagitter. Come detto, ne mancano ancora veramente tanti!!!
Nella penultima immagine c'è la nuova serie della Bandai, passata subito in gran lustro per l'altissimo livello dei particolari nei modelli e nelle armature, uniti a dimensioni dei personaggi maggiori ed ad una ricchissima dotazione di accessori (specialmente la possibilità di applicare i mantelli ai glod saint): questa è la serie "Myth Cloth". In foto ci sono i cinque cavalieri di bronzo con armatura di II generazione e 6 cavalieri d'oro: Virgo, Leo, Scorpio, Aquarius, Cancer ed Aries. Ultima foto mostra alcuni dei personaggi di una serie fin troppo simile, ma altrettanto amata, cioè "Samurai Troopers", aka "I cinque samurai". I modelli erano più che altro in plastica, con soltanto i pugni d'acciaio e qui ci sono: Aragorn, Rio del Fuoco, Demon e Rasta. Furono commercializzati in Italia nella prima metà del 1992.

VI RICORDO: CLICCATE SULL'IMMAGINE PER VEDERLA NELLE SUE DIMENSIONI ORIGINARIE.



Collezione Robot

Ecco qualche immagine che ritrae action figures di mitici robottoni, su tutto quelli creati dalla grande mente di Go-Nagai nel corso degli anni '70. Mi riferisco ai celeberrimi "Mazinga Z", "Il Grande Mazinga", "Grendzinger-Ufo Robot/Goldrake", "Jeeg Robot D'Acciaio", "Getter Robot". In una nuova immagine ci sono invece due modelli di una serie nippo-americana che molti di voi ricorderanno, ovvero "Go-Lion", aka "Voltron". Qui ci sono due tra le tante versioni commercializzate come giocattoli del suddetto mecha nel corso della prima metà degli anni '80, entrambe componibili.
In quella più grande, ad un minor accostamento dei particolari alla struttura originaria del mecha, corrisponde la grande caratteristica di avere alloggiamenti in grado di ospitare tutti e cinque i piloti all'interno del modello del robot. Sullo sfondo si noteranno anche una piccola riproduzione in resina dipinta a mano di "Daitarn III", nonchè 5 gashapom dei "Gatchaman", con la seconda "God-Phoenix" a lato. Le ultime due immagini sono infine dedicate ad un'altra serie nippo-americana, cioè "Macross-Robotech". Si possono notare le perfette riproduzioni dei modelli di Valchiria (Robot in grado di trasformarsi nei mitici aerei da caccia F-14 e viceversa) realizzate dalla Yamato, con antistanti piccole miniature del cast dei personaggi della serie. Nella seconda foto invece c'è la serie dei personaggi di "Robotech" al gran completo, con mezzi inclusi. Fu venduta come giocattolo dalla Matchbox nel lontano 1986.

Collezioni cartacee e non solo....

Che cosa è, in fondo, associato al tema di questo blog, il collezionismo?
Partiamo da un presupposto, vero almeno al 90%: la passione per il fumetto difficilmente t'abbandona del tutto. Puoi smettere di leggere qualcosa, puoi interrompere una serie, due o tre......ma difficilmente ci hai chiuso per sempre. Basta un giorno, ad esempio, a casa di un amico....ed è lì, sulla scrivania, uno spillato a colori lucenti: lo si apre, lo si legge ed ecco che un qualcosina dentro di te ti dice che anche tu, nel tuo piccolo, sei ancora parte di esso. Conosco e commento albi con persone che amano il fumetto da trenta o quarantanni, eppure non hanno che qualche decina di testate in casa; infatti, non poche di quelle che hanno letto, o gli sono state prestate, oppure le hanno regalate a qualche fortunato beneficiario. Collezionare è un'altra cosa, perchè oltre al valore intrinseco, al senso od al ricordo è qualcosa che non c'entra con la fedeltà, è un suo "accessorio", la glorifica. In sostanza è un'esaltazione di qualcosa che c'è.....è un andare oltre, è un volerne mostrare "proiezioni", innanzitutto a sè stessi. Per me, o meglio, per come sono fatto io, difficilmente una passione non porta con sè la sua "collezione" e questo, fortunatamente per le mie finanze, vale principalmente per il fumetto ed il suo "mondo". Disegnarlo, scriverne, materializzarlo od esporlo mi da grande rilassatezza, ed in quindici anni di lente e meticolose aggiunte, anche qualche soddisfazione....valanghe di albi catalogati nelle mie librerie ed un'altra attività, come detto, "accessoria": "action figures". In questo hobby sono riuscito a concentrare sia buona parte degli interessi extra lavorativi contemporanei, sia a ricostruire, senza mai spenderne, tutti quei ricordi che associo alla mia infanzia, specialmente (come non potrebbe essere altrimenti) dal punto di vista "ludico". Non mi resta che lasciarvi a qualche immagine, sperando di riceverne qualcun'altra, anche d'epoca, da voi. Ah, ultima cosa: seppur questo blog è dedicato principalmente al fumetto americano, spesso amo leggere e collezionare anche manga, specialmente quelli del periodo creativo che va dai primi anni ottanta, sino alla metà degli anni novanta, con poche eccezioni più recenti....non potevo omettere ciò, altrimenti quel che che mostrerò nei post successivi non avrebbe senso!!!
Ora bando alle ciance e via con qualche rassegna, in questo caso, esclusivamente ispirate al fumetto americano; ma ne riserverò altre "tematiche" nei prossimi post, subito dopo di questo!
(CLICCATE SULL'IMMAGINE PER VEDERLA ALLA GRANDEZZA ORIGINARIA)
Quanto a noi non mi resta che congedarmi con un bel...... ......Bye e buon 2009 !
Imaginaryboy